Hai la possibilità di fare partire un nuovo business e ci stai mettendo tutto l’impegno che è possibile. Sembra che ogni cosa stia andando per il verso giusto ma ecco arrivare il primo vero ostacolo: prima o poi bisogna formalizzare l’esistenza della nuova realtà, scegliendo una forma societaria. Qual è la più conveniente?

Se intendi lavorare in proprio e non ci sono altri soci con i quali condividerai il rischio d’impresa, molto spesso l’opzione più semplice ed economica consiste nell’apertura di una partita iva. Come si fa? Quanto costa? In questo articolo analizzeremo, punto per punto, tutto quello che c’è da sapere per avviare un nuovo business individuale.
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Che cos’è una partita iva?

La prima cosa che è utile chiarire è di cosa si tratti. Una partita iva è composta di undici numeri che vengono assegnati a chiunque ne faccia richiesta: identificano l’attività che è svolta dal professionista che ha fatto la richiesta e la relativa posizione fiscale.

Aprire una partita iva è molto semplice ed è la forma più conveniente di ditta individuale, nonché quella meno onerosa dal punto di vista degli obblighi amministrativi: è prevista la contabilità semplificata, la burocrazia da espletare è piuttosto semplice (molto inferiore, per esempio, rispetto a quella di una srl) e non sono ovviamente necessari organi di governo come il consiglio d’amministrazione o il collegio sindacale.

Per essere in regola è sufficiente comunicare all’Agenzia delle Entrate la propria intenzione entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività, utilizzando il modello AA9/7 (ditta individuale e lavoratori autonomi) oppure il modello AA7/7 (società), che si possono scaricare direttamente sul loro sito.
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Chi sono i soggetti obbligati?

In sostanza la partita iva è il regime fiscale cui sono obbligati ad attenersi tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori: in pratica, chiunque non sia titolare di un rapporto di lavoro subordinato.

Coloro che superano l’importo di 5.000 € complessivi di prestazioni o servizi svolti dovrebbero aprire la partita IVA, superati i 5.000 € scatta un problema di iscrizione INPS e pagamento dei contributi previdenziali.

il legislatore concedere di gestire queste operazioni con l’emissione di una ricevuta soggetta a ritenuta d’acconto in quanto ritiene che l’apertura di una posizione fiscale sia onerosa e controproducente.

Quando si apre una partita iva, sarà infatti obbligatorio emettere fattura e pagare i contributi dovuti a fisco e previdenza sociale e versare l’imposta sul valore aggiunto (iva, per l’appunto) se dovuta, oltre ad assolvere alcuni oneri amministrativi.
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Cosa bisogna pagare: le tasse nella partita iva agevolata

La partita iva in regime forfettario è l’unica opzione disponibile per usufruire di agevolazioni per i lavoratori autonomi. La legge prevede due tipi di agevolazione: se non è stata esercitata alcuna attività nei tre anni precedenti e si rientra nei requisiti, è possibile accedere a quelle previste per il regime forfettario startup.

Il regime forfettario startup per il 2017 prevede che l’imposta sostitutiva sul reddito forfettario sia pari al 5% per i primi 5 anni di esercizio, superati i quali la tassazione passa invece al 15%. Per i soggetti che non rientrano nei requisiti del regime forfettario startup ma hanno comunque diritto al regime forfettario, l’aliquota da applicare sarà invece subito pari al 15%.
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Cosa bisogna pagare: le tasse nella partita iva ordinaria

Chi non avesse i requisiti per entrare nemmeno nel regime forfettario, deve applicare la tassazione per le partite iva ordinarie, che varia a seconda del reddito realizzato. Ci possono essere molti motivi per i quali non è possibile usufruire delle agevolazioni, fra i quali possiamo ricordare i seguenti:

  • La società o il professionista ha conseguito ricavi oltre il limite consentito per questo regime (che variano da settore a settore e vengono stabiliti dalla legge);
  • La società o il professionista ha sostenuto spese superiori a 5.000 € lordi per i collaboratori;
  • La società o il professionista ha superato 20.000 € di costi lordi per ammortamento di beni strumentali.

È inoltre da tenere a mente che a meno di speciali autorizzazioni anche i residenti all’estero, chiunque si occupi della cessione di immobili, fabbricati, terreni edificabili o mezzi di trasporto nuovi e quelli che usufruiscono già di altre agevolazioni sul regime fiscale sono automaticamente esclusi dai regimi agevolati.
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Cassa professionale o gestione separata INPS?

Chiunque abbia una partita iva ha l’obbligo di versare i propri contributi all’INPS o alla cassa professionale di categoria (se essa esiste).
Per le casse professionali, le somme da versare e le modalità possono variare da caso a caso ma di solito prevedono un minimo fisso ed una quota variabile, che si applica sui ricavi che superano un certo tetto.

Nel caso si aderisca invece alla gestione separata dell’INPS, l’aliquota dovuta è del 25,72% e va applicata al reddito lordo effettivo che risulta dalla dichiarazione dei redditi. Non esiste alcun minimo fisso ma c’è un tetto massimo di 100.324 €, oltre il quale i contributi non sono dovuti.
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Le novità sugli studi di settore

A partire dal 2018 gli Indici sintetici di affidabilità (ISA) sono destinati a sostituire progressivamente gli studi di settore. A partire dal 2019 sia le imprese che i professionisti avranno un riscontro trasparente della correttezza dei propri comportamenti fiscali, attraverso una nuovo metodo statistico che stabilirà il loro grado di affidabilità in una scala da 1 a 10.

In pratica, i contribuenti che risulteranno affidabili saranno automaticamente esclusi da alcuni tipi di accertamento fiscale e saranno esonerati dall’apposizione del visto di conformità sia per la compensazione dei crediti d’imposta che per i rimborsi iva, anche se solo per importi non superiori a 50.000 €.
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Gli obblighi da rispettare

Come abbiamo già visto, chi è titolare di partita iva ha l’obbligo di versare i contributi previdenziali e di emettere regolare fattura, che deve riportare data di emissione, numero progressivo e tutti i dati dell’emittente, del cliente e dei beni o dei servizi che ne sono oggetto.

Inoltre, dal punto di vista fiscale il titolare è tenuto a compilare regolarmente i registri contabili e deve effettuare la dichiarazione ed il versamento dell’iva, sia su base periodica che annuale.

Non è infine da dimenticare, nei casi in cui è richiesto, l’annuale versamento alla Camera di Commercio per l’iscrizione al registro delle imprese.
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